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mercoledì 7 settembre 2011

Chi ha Ministri non ha Minestra

C'è poco da dire, oltre alla presenza sul palco e alla loro simpatia individuale, I Ministri sono un gruppo mediamente evitabile.
E' un peccato, ovvio, perché la band ha quell'attitudine rock spiccata che non vorresti vedere sprecata, sul palco si agitano come forsennati e, anche se non conosci le canzoni e la quantità di sporco sonoro invade l'aria, un concerto, uno nella vita, ci può stare.
La più grande sorpresa è notare la quantità di persone che s'affollano per un loro concerto, incredibile: è come se un grande flusso colorato conducesse tutti gli "indie-patici" al botteghino per accaparrarsi l'ultimo biglietto, c'è persino gente, vista con i miei occhi, che si fa largo fin sotto al palco per urlare i testi, che poi, alla fine, sono il vero problema del gruppo.

Non è solo il cantato labile di Davide a far perdere forza al loro rock potente e ben strutturato, dalle spalle larghe, ma i testi che non riescono mai ad essere sottili, ma sempre espliciti e poco ricercati, confrontati con Il Teatro degli Orrori siamo di fronte ad un divario che farebbe abbassare il capo a qualsiasi musicista, anche il più convinto e lo spronerebbe a migliorare. La pubblicità però, il look e le riviste piene di ipocriti hanno costretto I Ministri a vivere nell'anonimato completo, succubi di un pubblico che dirige i propri gusti come il vento dirige una bandierina e che presto, alla prima dimenticanza di qualche scribbacchino, sarà già lì ad adorare qualche Masoko di passaggio.
Peccato, perché quando vogliono, anche se si tratta di cover, ci sanno fare.

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