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martedì 22 novembre 2011

Radiohead: Essere o Non Esserci?

Ficchiamoci subito bene in testa un concetto: un gruppo così non merita altro.

I Radiohead nel loro percorso musicale sfiorano la perfezione, anzi, la sorpassano, noncuranti delle mode, delle possibilità e delle facili ricchezze, trascinati da un frontman vera e propria anima di un corpo unico e inimitabile.
I Radiohead non hanno mai sbagliato un colpo.
Neanche quando ci fu la svolta con "Ok Computer", neanche facendo uscire due album a pochi mesi di distanza con "Kid A" e "Amnesiac", neanche quando con "Hail to The Thief" fecero un mezzo passo falso con un album difficilmente digeribile, neanche scegliendo per primi la formula up to you e confezionando un album casalingo come "In Rainbows", neanche quando, pochi mesi fa, uscirono con un album ritmico e instabile come "The Kings of Limbs". Questa costante voglia di provarci di nuovo, di interessarsi alla pura estetica musicale fregandosene del resto li ha resi la band più invidiata del pianeta.

Viene da sorridere guardando il sito di TicketOne oggi: l'Italia, con quattro date è il paese più colpito dal tour di "The Kings of Limbs" e guardacaso i biglietti online sono già tutti esauriti.
Perdonatemi la sincerità ma per quanto i Radiohead siano blasonati in tutto il mondo non credo che la loro bravura basti a riempire tutti i posti delle loro date in Italia; non che qui non ci sia un certo gusto critico, ma siamo sicuri che tutti i biglietti già venduti ad una cifra intorno ai sessanta euro siano di "ammiratori" o già di "conoscitori" del gruppo? I Radiohead sono un evento, punto. Lo snobbismo dell'indiepatico non può non portarlo a collezionare il biglietto d'ingresso per esibirlo su facebook, starne fuori sarebbe pericoloso, perché rischiare?
Eppure, nel caso riuscissi a prendere i biglietti giovedì, mi divertirò molto al concerto a guardare le facce attonite di gran parte del pubblico mentre il gruppo parte con Bloom o mentre si lanceranno in una struggente Last Flower To The Hospital, tanto per fare due esempi a caso.
Si, tutto questo mi fa sorridere, ovvio che se dovessi rimanerne fuori, la parola "ingustizia", sarà la più gettonata tra i kleenex sparsi sul pavimento.

domenica 6 novembre 2011

James Blake: L'Arte di Parlare Davanti

Credo succeda qualcosa d'importante sotto il punto di vista professionale a chi tenta questo lavoro, quello del critico musicale.
Dopo centinaia d'ascolti e dischi passati sotto il naso le idee si confondono, nel senso letterale del termine: non riesci più a distinguerle, non le tue, le loro, quelle degli artisti; ti sembra che alla fine, poche eccezioni a parte, qualcuno copi sempre qualcun'altro e se una volta regalavi un sei pieno a chiunque, con il tempo il tiro s'abbassa e per il solito album “indie-pop” puoi dare al massimo un  cinque, un quattro e mezzo.
Credo che la chiave sia proprio in questo, quello che dovrebbe distinguere un critico da uno scrittore improvvisato di blog: la perseveranza, l'ascolto incessante, l'esperienza.
Probabilmente non sono neanche a metà percorso, ma alcune perle credo già di distinguerle.
Fu così con Flying Lotus che seguivo dai primi remix, fu così per gli M+A da iper-indipendenti al lancio su Monotreme, sono sicuro sarà così per James Blake.
E' lui che ha sconvolto letteralmente la musica dal duemiladieci ad oggi, quando come al solito pensavi fosse già stato detto tutto, anche nell'ambito dubstep, “la nuova frontiera”, arriva questo ragazzino dell'ottantotto che prende l'elettronica, la condisce con tastiere massicce e sfrutta il silenzio come un arma, come tratto distintivo. 
Blake è un artista: ha indagato le profondità della musica, in questo conflitto a fuoco tra chi fa più rumore ed è arrivato alla conclusione che solo il silenzio potrà salvarci, potrà darci qualcosa in più.
Anche nella sua condotta, così pacata, lontana dai riflettori, dal brusio e dalla ricerca dello stupore costante non ha fatto altro che aumentare la mia ammirazione verso di lui, come se non gliene importasse molto della copertina o della recensione, sicuro di sé e del suo contributo a quest'arte che tanto ha bisogno di persone come lui.
In soli due anni ha sfornato già un album e quattro ep, il quinto arriverà a Dicembre 2011 e l'attesa sul web cresce come se s'aspettasse l'undicesimo comandamento: James Blake è il futuro, perlomeno cerca di darci una chiara visione di ciò che ci aspetta, perlomeno ci ha dato ancora speranza, il gusto di sapere cos'altro potrebbe arrivare, il gusto di spalancare gli occhi e leggere di un ventitreenne affamato che dichiara: “I wanted to make sounds I'd never heard before”, commovente.