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lunedì 1 ottobre 2012

Radiohead: Il Mio Primo Vero Concerto 2.0


Non sono un novellino, in ventisette anni credo di aver assistito, più o meno a duecento concerti, qualcosa in più probabilmente. Il primo fu quello di Jovanotti nel 1999: avere snake sul cellulare era pura fantascienza, avere il cellulare era pura fantascienza per molti, io, perlomeno, non ce l'avevo.
Ho potuto assistere per mia fortuna alla crescita dell'esperienza musicale delle persone, con e senza cellulare e ora, con o senza smartphone.

Quello che è successo l'altra sera al concerto dei Radiohead mi ha fatto sentire un po' profeta, sopratutto rileggendo il titolo del mio articolo, perché tralasciando le persone sedute al bar lontano dal palco e dalla musica, le persone a chiacchierare lì vicino e quelli che hanno chiacchierato per tutta la durata dell'esibizione al mio fianco, c'è un dato preoccupante da registrare: erano presenti più indiepatici che hanno assistito al concerto attraverso uno schermo da 3,5 pollici rispetto ai fan che se lo sono goduto come un concerto di questo genere, secondo chi vi scrive, andrebbe vissuto.

Mi sono permesso, per testimoniare questa triste realtà, di fotografare la scena durante “Sail To The Moon”: bello l'effetto “tante stelle” ma dov'è quell'attenzione per la fase “intimista” del concerto?

La domanda che più mi attanaglia, che mi fa uscire realmente pazzo è la seguente, e vi prego, datemi una risposta: cosa se ne fa la gente delle foto, dei video? Vogliono forse darmi tutti ragione e approvare silenziosamente il mio post già citato? Si masturbano nel letto riguardando l'immagine spixelata, mossa e rumorosa di un minuto di concerto? Hanno tutti nemici che, privi di biglietto, si mangeranno i gomiti per aver perso la performance e, rivedendola sul cellulare del loro amico, tenteranno il suicidio?

Ma sopratutto: ci dobbiamo davvero abituare a questa fase 2.0 della musica live?