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martedì 18 giugno 2013

Spotify: Meritocrazia Dove Sei?

Non ne sono sorpreso, vi dico la verità, in fondo i Social Network e tutto ciò che vi è legato servono proprio a questo: condividere, far sapere, seguire, appassionarsi e tanto altro.

La mia forse, è pura invidia, puro sdegno quando la bravura del singolo nell'essere "social" supera le sue conoscenze nella materia e lo fanno divenire un guru senza apparentemente volerlo.
Succede già nella vita oltre lo schermo e ci fa schifo, o perlomeno dovremmo essere tutti disgustati: amicizie, strette di mano, conoscenze che valgono più di un curriculum o di esperienze massacranti sul campo, sottopagate e sottostimate.

Quando però clicchiamo un "like", quando clicchiamo su "follow" tutto questo ci sembra normale e sensato, non badiamo affatto alle caratteristiche effettive, non badiamo affatto al prodotto ma ci interessa più che altro risultare simpatici o solidali con il nostro amico, con la nostra amica.

Spotify da forza al mio pensiero.
Non ha nessun senso seguire persone che di norma ascoltano Get Lucky, l'ultimo singolo di Rihanna i Subsonica (o quello che ne rimane) e tutte quelle band che normalmente passano in radio: così come non seguireste un qualunquista su Twitter, mi aspettavo che le persone non seguissero gusti musicali scontati, da classifica.

Così le carte si confondono, diventa una lotta all'ultimo follower, uno scontro tra pesi piuma e pesi massimi a chi ne ha di più e si sente più o meno apprezzato.
Ed anche qui la meritocrazia va a farsi benedire.

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